È il più antico e noto museo di storia patria, l’unico a essere "nazionale" per importanza, ricchezza e rappresentatività delle collezioni.
Nei due secoli scorsi si presentava il Risorgimento come una storia proveniente da lontano. Erme di grandi italiani del passato, statua della dea madre, gonfaloni di molte città, nell'atrio i cimeli di Vittorio Emanuele ii primo re d'Italia.
Le rappresentazioni del Risorgimento iniziano con le esposizioni di Torino del 1884, 1898 e 1911 e nella Mole Antonelliana, prima sede del museo dal 1908. Simbolo della sala è il trofeo donato dai municipi italiani alla città di Torino nel 1884.
La ricostruzione fedele di una sala del Museo del Risorgimento trasferito a Palazzo Carignano nel 1938.
Era preponderante Casa Savoia, la sua antichità, la forza militare, la missione nazionale e si datava l'inizio del processo di unificazione italiana con la battaglia di Torino del 1706.
Simbolo è l'albero della libertà, al centro della sala. Il colore vivace dominante evoca la nascita di Un mondo nuovo con la rivoluzione francese. La legittimità dell'esercizio del potere si trasferisce dai re assoluti alla nazione e perciò ai governi rappresentativi eletti dal popolo. Intanto la rivoluzione industriale inglese dà avvio a un nuovo sistema di produzione. Con gli eserciti francesi in Italia irrompono i principi rivoluzionari.
Il triennio rivoluzionario in Italia è ricordato dal rosso predominante nella sala. Simboli di sala sono il berretto frigio e il giovane generale Bonaparte. L'esposizione presenta le repubbliche in Piemonte e Liguria, la cispadana, la cisalpina, la romana, la partenopea. Prosegue con l'offensiva dei controrivoluzionari e termina con la riconquista napoleonica.
E' la sala che testimonia le due esperienze più significative dell'Italia napoleonica, la Repubblica italiana poi Regno d'Italia al Nord, e il decennio francese nel Regno di Napoli. Dopo l'annessione alla Francia anche il Piemonte vive trasformazioni e innovazioni portate da Napoleone, per quanto egli considerasse l'Italia solo una terra di conquista da spogliare di uomini e ricchezze.
Il colore oro richiama la gloria dell'impero francese, che porta una profonda riorganizzazione della società e dello stato e ispirerà le borghesie ottocentesche. La sala ricorda anche i contrasti, gli avversari, le ribellioni e i fermenti nazionali. Napoleone e l'impero crollano nel 1814. In esilio all'Elba, nel 1815 fugge e rientra in Francia, per essere però definitivamente sconfitto.
Il colore freddo dell'età della Restaurazione avvolge due simboli contrapposti, il solenne ritorno di Vittorio Emanuele I a Torino e il piccolo ritratto del cospiratore romantico. Alla negazione delle attese di libertà diffuse nell'epoca precedente risposero in Europa le società segrete e i moti rivoluzionari degli anni Venti.
La sala illustra la repressione del dissenso politico nell'età della Restaurazione, con la ricostruzione della cella di Silvio Pellico allo Spielberg. Intorno all'affaccio sulla cella sono evocate le figure di altri carbonari del Lombardo-Veneto arrestati nel 1820 e la straordinaria popolarità de Le mie prigioni.
La sala si sviluppa intorno a due poli. Uno è europeo, con filmati che sul monitor si susseguono e illustrano le radici culturali e le lotte politiche di nazionalità in vari paesi fino alle rivoluzioni del 1830.
L'altro è italiano, dedicato al movimento democratico che ha per simbolo Giuseppe Mazzini.
La sala illustra l'alternativa moderata-riformatrice all'azione mazziniana della sala precedente. E' dedicata alla crescita del movimento liberale in Italia e in particolare in Piemonte, soprattutto tra il 1846 e il 1848. L'azzurro della sala evoca il colore dominante nei simboli moderati dell'epoca.
E' la sala delle costituzioni concesse nel 1848, in particolare dello Statuto Albertino. Le pareti sono di colore blu Savoia. In particolare troviamo il busto di Carlo Alberto e l'originale dello spartito del “Canto degli Italiani”, poi “Fratelli d'Italia”, musicato da Michele Novaro su parole del mazziniano Goffredo Mameli, nel clima di entusiasmo per le riforme nel novembre 1847.
Le rivoluzioni del 1848 e 1849 sono illustrate in chiave europea e italiana. Il torchio austriaco è il simbolo di sala, a ricordo della libertà di stampa.
Il percorso spazia tra Parigi, le aree austro-ungarica, germanica, polacca, ottomana e, in Italia, dalle Cinque giornate di Milano alle altre insurrezioni, alle repubbliche di Venezia e di Roma.
E' una sala italiana-piemontese che racconta la prima guerra d'indipendenza nel 1848/49. Nell'ambiente prevale l'aspetto militare dal punto di vista piemontese e da quello austriaco. L'esposizione illustra anche la presenza dei volontari italiani e dei contingenti degli altri stati accanto all'esercito sabaudo.
Contiene i mobili originali e la ricostruzione fedele della camera in cui morì Carlo Alberto a Oporto nel 1849.
Salendo sul cubo di vetro in cui la camera è esposta si ha una veduta d'insieme dall'alto dell'aula della Camera subalpina, che non è accessibile al pubblico per ragioni di conservazione.
E' l'aula della Camera dei Deputati subalpina, monumento nazionale dal 1898. Da una vetrata si scorge il balcone di Palazzo Carignano da cui il 13 marzo 1821 Carlo Alberto dichiarò di accettare la costituzione spagnola, poi subito abrogata.
Nella sala sono proiettati filmati a tema risorgimentale.
Il decennio dal 1849 al 1859 è caratterizzato dalla crisi dei vecchi stati regionali italiani e del movimento democratico. Il Piemonte afferma la propria egemonia sulla direzione del movimento nazionale.
Simbolicamente i tanti fili che formano il tricolore tessuto dal telaio al centro della sala evocano l'azione patriottica di tanti elementi di molteplici provenienze.
Si compiono i primi passi per internazionalizzare la questione italiana, inserendola nella politica di potenza francese e inglese.
La guerra di Crimea è il primo conflitto europeo quarant'anni dopo Napoleone I ed è il tema dominante di questa sala, in cui è illustrata la partecipazione piemontese e degli altri paesi coinvolti.
La questione italiana passa dal fragore dei campi di battaglia ai passi felpati delle diplomazie. Il protagonista sullo scacchiere europeo è Cavour, dal Congresso di Parigi all'incontro di Plombières. La sua carrozza diplomatica idealmente si contrappone al cavallo di Garibaldi, che troveremo nella sala 22.
Inizia il triennio 1859-1861 che condurrà alla costituzione del nuovo Regno d'Italia, e il cui percorso prosegue nelle due sale successive. Il colore rosso evoca una nuova fase e insieme il sangue della guerra del 1859 contro gli austriaci. Alla guerra seguirono le insurrezioni nell'Italia centrale, i plebisciti e le annessioni al Regno sardo. La sala illustra il punto di vista di tutte le forze in campo.
In un ambiente dominato dal colore verde che evoca le origini cospirative di tanti partecipanti, Garibaldi a cavallo simboleggia il mito del condottiero e ricorda l'enorme popolarità dell'impresa dei Mille. La spedizione, con la ripresa dell'iniziativa popolare dei democratici, è illustrata dal momento dell'imbarco a Quarto fino al ritiro volontario dell'eroe a Caprera.
La vittoria dei garibaldini fu neutralizzata e sfruttata a proprio vantaggio dai moderati cavouriani, repentinamente convertiti a un programma unitario esteso all'intera penisola. La spedizione militare nell'Italia centrale e meridionale, guidata personalmente da Vittorio Emanuele II, portò all'annessione di questi territori.
La sala 24 illustra il difficile compimento dell'Unità italiana, nel periodo compreso tra la proclamazione del regno il 17 marzo 1861 e la presa di Roma il 20 settembre 1870. Dopo la morte di Cavour, il regno d'Italia deve affrontare problemi vari e complessi intrecciati tra loro, come la questione romana e veneta, la guerra del 1866, il deficit finanziario, il brigantaggio. La sconfitta francese ad opera dei prussiani permette infine la presa di Roma.
L'esposizione dello studio ministeriale di Cavour è composta di mobili e arredi originali e di oggetti personali appartenuti allo statista. In seguito sono stati aggiunti la maschera mortuaria, l'allegoria dell'Italia e il bozzetto della statua.
Questa sala è di transizione tra le vicende dell'unificazione e le tre sale dedicate al primo cinquantenario del regno d'Italia. Espone ritratti di politici, artisti, scienziati e i volti anonimi dei ceti medi e popolari. Ai governanti della Destra storica, erede di Cavour, subentrò nel 1876 la Sinistra storica, portatrice di interessi più ampi e di una visione meno elitaria della politica.
Inizia in chiave europea, con oggetti e filmati che illustrano l'unificazione germanica e i movimenti di nazionalità negli imperi austro-ungarico, ottomano, nell'area baltica e in Polonia. Prosegue con la rappresentazione della società borghese in Italia tra il 1870 e il 1915, nella vita quotidiana, nella mentalità, nelle esposizioni, nelle novità tecnologiche, nell'ottimismo della belle époque, e anche nelle istituzioni e nella vita politica.
In parallelo con la sala precedente, illustra il primo cinquantennio del regno d'Italia dal punto di vista dei ceti popolari. I simboli di sala sono due. Uno è la carrozza usata da Garibaldi ormai anziano, impegnato non più nelle imprese militari ma nelle battaglie civili. L'altro sono le bandiere dei lavoratori, il cui ingresso nella vita politica fu una ulteriore svolta nella storia d'Italia.
Torna prevalente la dimensione europea. Il colore grigio alle pareti richiama la sensazione di incertezza del futuro con l'imminenza della prima guerra mondiale, e la consapevolezza già tra i contemporanei della fine di un'epoca. La guerra italo-turca del 1911-12 accelerò la crisi dell'impero turco e fu tra le cause scatenanti del conflitto mondiale.
Siamo nel salone che doveva ospitare la nuova Camera dei Deputati del regno d'Italia, realizzata ma non utilizzata a causa del trasferimento della capitale da Torino a Firenze, e poi a Roma. Data la grandiosità e solennità, essa si presta a ospitare le grandi tele raffiguranti l'epica militare dal 1848 al 1860, sia dell'esercito sabaudo sia dei volontari garibaldini.
La Sala Codici, con volte affrescate da Francesco Gonin, prende il nome dal dipinto di Giovanni Battista Biscarra, Promulgazione del Codice civile albertino.
La Sala Plebisciti, anch’essa con un affresco allegorico nella volta, prende il nome dal dipinto di Angelo Capisani, Bettino Ricasoli presenta il plebiscito toscano a Vittorio Emanuele II.
Il Corridoio della Camera italiana era destinato in origine al passaggio dei deputati. Si affaccia sul cortile di Palazzo Carignano e ha di fronte la Camera dei Deputati subalpina.

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